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      Per le stelle si mette avanti alla fessura una lente cilindrica la quale raccoglie i raggi di tutto il cono incidente, e facendo in modo che la sua linea centrale cada sulla fessura, si ha un allargamento conveniente allo spettro. Questo allargamento però può ottenersi anche con una piccola lente cilindrica posta tra l’objettivo e l’oculare del cannocchialino analizzatore. A questo oculare ancora si possono mettere le solite aggiunte di micrometri muniti di fili o meglio di punte metalliche fine[21] come si suole d’ordinario negli strumenti di precisione.
      Tale è lo strumento. Però ad intenderne bene certe particolarità per l’uso della spettroscopia stellare, sono necessarii alcuni schiarimenti.
      Primieramente guardando una stella nel cannocchiale, la sua imagine è un punto; se si fanno passare i raggi per un prisma il punto si allunga in una linea distinta dei colori dello spettro, ma su questa linea per la sua strettezza è impossibile riconoscerne le lacune; quindi vedemmo da Fraunhofer introdotto l’uso della lente cilindrica ritenuta da tutti in appresso. Questa lente dilata in un senso l’imagine focale del cannocchiale grande, e crea un foco lineare invece di un punto. Infatti quando il cono dei raggi di una stella raccolto dall’obbiettivo è ricevuto da una lente cilindrica poco prima del piano di convergenza dei raggi, si formano dietro la lente due fochi lineari separati, che sono posti a distanze differenti dall’obbiettivo. Uno è un foco accorciato dalla lente cilindrica secondo la sua curvatura, e la linea è parallela all’asse del cilindro.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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