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      Se nello spettroscopio si introduca la luce della fiamma sodica accanto alla luce del Sole, mediante lo specchietto o il prismetto posto avanti alla fessura, si vedrà che le righe luminose del sodio e le D del Sole sono perfettamente coincidenti. Ma se il raggio solare attraversi la fiamma stessa del sodio ardente, le righe D del Sole diventano assai più fosche e sfumate. Se invece della fiamma ad alcool salato si usi lo stesso metallo sodio ardente, i fenomeni saranno anche più cospicui, e al posto delle righe del sodio si formeranno non solo moltissime righe nere di assorbimento, ma nere zone larghe e sfumate in quelle stesse regioni dove il sodio diretto dà righe lucide dilatate. Da questi fatti conclusero i fisici che le righe D del Sole sono prodotte dal vapore del sodio. Quindi generalizzarono il principio che una data riga nera nello spettro solare indica nell’atmosfera dell’astro la presenza del vapore di quella stessa sostanza che veduta a parte darebbe la stessa riga lucida.
      È dietro tal principio che si è fondata l’analisi spettroscopica del Sole, e si sono definite numerose sostanze che trovansi nella sua atmosfera, o piuttosto alla sua base, in uno strato composto di vapori di diversi metalli, comparativamente sottile, cioè alto due in tre secondi al più[25] che si rende visibile solo nel momento in cui nelle ecclissi solari il lembo del Sole si nasconde dietro quello della Luna: questo strato allora apparisce formato di tante righe lucide, quante sono le nere che vedonsi ordinariamente nello spettro.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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