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      Ma malgrado tutti questi risultati tutti i dubbi non sono ancora dissipati trattandosi di quantità estremamente piccole. Inoltre è da avvertire che il risultato sperimentale non basterebbe a risolvere il dubbio teorico, giacchè le variazioni spettrali dipender potrebbero solo dal moto vero della terra che si allontanerebbe o accosterebbe alla stella, e non dalla stella che si moverebbe realmente nello spazio. Facciamo questa dichiarazione con tanto maggior franchezza, in quanto noi siamo stati i primi forse ad attirare l’attenzione dei dotti su questo soggetto[52]. Tuttavia se queste difficoltà pratiche potranno superarsi, e se sarà messa fuor di dubbio la teoria, noi potremo per tal mezzo arrivare ad esplorare il moto proprio anche nella direzione del raggio visuale, e componendolo col moto laterale dato dalle osservazioni meridiane, si potrà determinare la risultante complessiva almeno per approssimazione. Ma per ora la piccolezza della deviazione, congiunta coi dubbi teorici, e colla difficoltà degli sperimenti, non inspira per questo metodo la medesima fiducia che pel comune.
      Per far vedere che non esageriamo in ciò le difficoltà, diremo che mentre alla Cometa di Coggia del 1874 lo spettroscopio assegnava un avvicinamento alla Terra di 46 miglia inglesi per secondo, in realtà esso non era che di 24.
     
      § III.
     
      Moto proprio del Sole.
     
      Se le stelle hanno dei moti di traslazione loro proprii è ben naturale supporre che anche il Sole deve averne, e che per conseguenza tutto il suo sistema sia mobile nello spazio.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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