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      1.° Primieramente il moto apparente si farà sempre in un piano che passerà per la stella, e per la linea percorsa dal Sole ossia (il chè è lo stesso per il noto principio meccanico del moto relativo) il trasporto starà sempre in un piano che passa pel Sole e per l’arco di circolo massimo percorso apparentemente dalla stella.
      2.° Per un’altra stella (sempre supponendo questa priva di moto particolare) accadrà lo stesso, e siccome i due piani s’intersecano nella stessa linea percorsa dal Sole, i due circoli massimi si taglieranno in un punto medesimo sulla sfera celeste, che costituirà quello che dicesi vertice di traslazione.
      3.° Presa una terza stella (pure giudicata immobile) anche questo terzo piano dovrà tagliare i due altri nella loro linea comune, sicchè confrontando fra loro tutte le stelle supposte immote, tutti i piani dei loro moti apparenti avranno una stessa intersezione comune, cioè un apice o vertice unico di convergenza; e questo apice segnerà sul cielo il luogo verso cui è diretto il Sole.
      4.° I moti apparenti saranno soggetti ad una legge molto semplice: le stelle sembreranno divergere dal lato verso cui cammina il Sole, e convergere dal lato opposto, come accade a chi cammina in un viale costeggiato da due file parallele di alberi, che quelli davanti vanno divergendo, quelli di dietro convergendo.
      Questo è quanto deve accadere nella ipotesi che siano fisse le stelle e tutti i moti siano apparenti. Ma se esse pure fossero in moto, la faccenda sarà complicata dalla velocità propria della stella: e il moto particolare della stella potrà comporsi coll’apparente, mascherarlo e anche rovesciarlo.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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