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      L’occhio nudo ne vede realmente di più che non ne può contare, perchè al fissare dell’una al centro della retina sembrano svanire le altre che vedonsi nel suo contorno, o come si suol dire, colla coda dell’occhio. Gli strumenti ci disingannano a questo proposito in modo sublime. Il primo a dare il grande annunzio che le stelle erano realmente innumerabili fu Galileo, quando proferì che la Via Lattea era tutto un cumulo di stelle, troncando così le numerose questioni agitate fino allora su questa zona. Molte volte abbiamo noi fatto per diletto questa prova. Diretto al cielo l’Equatoriale di Merz, in qualche bel punto della Via Lattea, si guarda nel cercatore, ed è cosa comune di vedervi dentro tante stelle quante se ne vede in una occhiata generale del cielo ad occhio nudo immobile: questo cercatore ha soltanto 60 millimetri di apertura, e ½ grado di campo[61]. Dal cercatore passando al cannocchiale grande di 250.mm fornito di mediocre ingrandimento, con campo di 15' per la sua maggior forza penetrante, è facile vederne tante quante prima si vedevano nel cercatore, cioè in uno spazio 4 volte maggiore. Forzando l’ingrandimento e riducendo il campo a 5' accadeva di non scemar punto il numero delle stelle visibili benchè si restringesse il campo, aiutando la potenza penetrante dello ingrandimento a vedere le più minute che prima erano invisibili. Sicchè risulta che in alcuni luoghi del cielo in un campo appena di 5' si vedono tante stelle quante ad occhio nudo nel campo naturale della visione diretta.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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