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      § II.
     
      Grandezza del sistema planetario.
     
      Per formarsi una idea adequata delle distanze stellari, è mestieri partire dalle dimensioni del nostro proprio sistema planetario, che forma il corteggio di quella stella che noi chiamiamo Sole. Questa cognizione poi ha per base le dimensioni stesse del nostro pianeta, e da questo dobbiamo dare principio.
      Le prime nozioni che gli uomini ebbero della forma e delle dimensioni della Terra ci vennero conservate dalle tradizioni de’ poeti. Per essi la Terra era una immensa pianura terminata per tutto dal mare, sul quale posava direttamente il cielo. Nell’Oceano gli astri si tuffavano o si estinguevano la sera per uscirne lavati o riaccendersi al mattino. Gl’Indiani che pur pretesero esser così savi, e tanto antichi volendo darsi ragione del corso del Sole nella notte, supposero la Terra separata dal cielo sostenuta da una colonna, la colonna posta su di un elefante, l’elefante su di una gigantesca tartaruga, ma dove questa posasse nol dissero o nol cercarono. Tutto questo era una conseguenza della difficoltà che si provava a concepire che la Terra potesse star sospesa nello spazio senza veruno appoggio.
      Fu pertanto un progresso immenso quello, in cui si arrivò a concepirla librata in sè stessa, e sospesa nell’immenso vano: concetto che per essi traeva seco l’altro creduto indispensabile di esser dessa nel centro dell’Universo, senza di che le sue parti sarebbero state spinte da un lato o dall’altro con rovina dell’intera sua mole (V. Lucr. lib. IV). Terraque ut in media coeli regione quiescat, onde ne proveniva l’Evanescere paullatim et decrescere pondus.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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