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      L’osservazione di una parte sola del fenomeno è affatto inutile alla soluzione del problema. Si deve al francese Delisle di aver trovato un altro modo di definire la durata dei passaggi anche con osservazioni parziali, purchè però si conosca la differenza delle longitudini delle due stazioni, che hanno osservato una l’uscita, e l’altra l’entrata. Questa cognizione delle differenze di longitudine dei due paesi era certamente una difficoltà non piccola ai suoi tempi, ma essa va diminuendo ogni giorno più, e oggidì può dirsi quasi svanita. Per ben comprendere il vantaggio di questo secondo metodo è bene considerare la figura qui appresso.
     
      Sia C il centro della Terra, O l’osservatore, V il luogo a cui corrisponde nello spazio il centro di Venere o un punto del suo lembo (fig. 66). Siccome l’osservatore in O vede Venere abbassata dalla parallasse, è chiaro che esso dovrà in un certo istante vedere il suo lembo a contatto col Sole, mentre questo contatto non sarebbe ancora visibile per l’osservatore posto nel centro della Terra. Si avrà dunque per ciò un ingresso accelerato dovuto alla parallasse. Se consideriamo il fenomeno in un altro luogo dove Venere si trovi all’egresso, e dalla parte opposta in V, (fig. 67) avverrà che Venere per lo stesso abbassamento continuerà a vedersi sul Sole, mentre è già uscita per l’osservatore supposto nel centro, onde uscirà molto più tardi per l’osservatore in O, che per l’altro in C, e così la sua uscita sarà ritardata.
     
     
      Ora durante il fenomeno vi sono in Terra delle stazioni che corrispondono al caso segnato a destra della (fig.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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