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      Sebbene la sua parallasse fosse minore assai di quella di Marte, pure avvertì esso che per la piccolezza del suo disco le misure si potrebbero fare con molto maggior precisione, onde si avrebbe una compensazione. Dalle osservazioni pertanto fatte in Germania e nell’Emisfero australe, esso concluse dall’ultima opposizione di Flora una parallasse solare di 8",873.
      È evidente da questo che la parallasse di Lalande e di Encke sono le meno probabili, malgrado che quest’ultima abbia avuto tanto favore per sì gran tempo. La correzione necessaria portò un cambiamento di circa 4 milioni di miglia nella distanza della Terra al Sole. Ciò per le persone estranee all’astronomia potrebbe far diminuire assai la stima di questa scienza che vantasi di tanta precisione; ma ben osserva il signor Airy che tal correzione dipende da un errore che nelle misure ordinarie sarebbe pari alla grandezza di un capello veduto (se fosse possibile) alla distanza di 40 metri, perciò arriva al limite delle quantità appena sensibili e quindi inevitabili ai sensi comuni.
      Parallasse solare conclusa dalla velocità della luce.
      La velocità della luce è così grande, che la sua propagazione fu per molto tempo creduta istantanea. Galileo cercò di determinarla sperimentalmente, ma non riuscì che a confermare come essa superava ogni possibile esperimento. Fu solo mediante le osservazioni celesti che si potè trovare il tempo che essa impiega a venire dal Sole a noi. La distanza del Sole alla Terra essendo conosciuta se ne cavò quindi la sua velocità. In questi ultimi tempi la fisica perfezionata riuscì a trovare mezzi abbastanza delicati e indipendenti dalla distanza solare per definire la velocità della luce, e allora dalla cognizione di questa si potè argomentare la distanza del Sole mediante il tempo impiegato a percorrerla; vediamo di far comprendere quanto è possibile questi delicati procedimenti.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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