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      Foucault adoprò un metodo non meno ingegnoso. Esso faceva riflettere i raggi luminosi su di uno specchio girante con grandissima velocità. Il raggio partiva come dianzi da un centro luminoso; e attraversando l’obiettivo di un cannocchiale cadeva sullo specchio girante; dopo ciò il raggio riflettevasi su di un altro specchio concavo fisso che rimandava i raggi una seconda volta allo specchio girante e al cannocchiale primitivo dentro il campo oculare; ma attesa la rapida rotazione dello specchio i raggi nel secondo tragitto non trovando lo specchio nella posizione stessa del primo, formavano una imagine del punto luminoso a piccola distanza dall’imagine diretta. Da questo spostamento, conoscendo la distanza dello specchio concavo, e la velocità dello specchio rotante, si calcolava il tempo impiegato dalla luce a percorrere lo spazio e quindi si deduceva la sua velocità in un secondo. Sapendosi che la luce impiega 8m e 13s per venire dal Sole a noi, si avea la distanza del Sole, e quindi la parallasse solare, questa risultò di 8", 80[67].
      Distanza del Sole conclusa dalla aberrazione delle stelle.
      Un altro fatto che interessa tanto le dimensioni dell’orbita terrestre quanto la posizione delle stelle, somministra ancora la distanza della Terra al Sole mediante la velocità di propagazione della luce. Questa è l’aberrazione delle stelle fisse. Ecco in che questa consiste:
      Appena Picard ebbe applicato il cannocchiale ed i fili micrometrici agli strumenti da misurare gli archi celesti, gli astronomi riconobbero che la posizione delle stelle non era invariabile in cielo.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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