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      L’immobilità delle Nebulose ci mostra qual sia la scala nel tempo, su cui dobbiamo misurare la formazione del creato, appetto a cui le durate dell’epoche geologiche sono veri giorni.
     
      Nessuna distanza è ancora conosciuta di queste masse, di cui non si conosce la parallassi, e quindi non può assegnarsi la loro grandezza. È manifesto che lo spazio occupato da certune deve essere sterminato, abbracciando vaste regioni celesti difficili esse stesse a determinarsi, e definirsi, come quelle di Orione, di Argo e di Andromeda che occupano parecchi gradi interi di estensione: ma anche limitandoci alle più piccole e più decise, come le planetarie sopra mentovate che hanno piccol numero di secondi abbiam già veduto altrove quanta esser debba la loro grandezza reale. Una nebulosa del diametro dell’orbita della terra sarebbe impercettibile. Appena potrebbesi scorgerne una pari a quella di Giove e di Saturno: vedemmo molte esser superiori a quella di Nettuno fra le più compatte e definite come sono le planetarie e le trovammo avere esse dimensioni tali che la nostra imaginazione ne restava perduta.
      Il numero delle Nebulose è sterminato. W. Herschel ne discusse 3812 nella sua statistica. Il numero contenuto nel gran catalogo pubblicato da suo figlio I. Herschel nel 1864 è di 5079. Dopo questa epoca non poche altre sono state scoperte a Roma e molte lo sono state col gran riflettore di 0m, 90 a Marsiglia[81], e probabilmente cresceranno in numero colle dimensioni degli strumenti; ma tutte le ultime sono così deboli che non costituiscono oggetti importanti, nè danno grandi speranze ai futuri speculatori.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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