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      Per esprimere in brevi cifre le distanze si adopera per unità il viaggio della luce nel tempo di tre anni e un quarto (quale sarebbe per una stella che avesse un secondo di parallasse), ma questa distanza è dessa per noi concepibile? noi che neanche possiamo formarci una idea distinta del suo viaggio in 8m ½, cioè quanto è quello che fa per venire dal Sole? anzi nemmeno possiamo concepire la grandezza del nostro globo che abitiamo, che la luce traverserebbe in qualche millesimo di secondo?
      Sono dunque, questi mezzi artificiali, semplici aiuti alla nostra incapacità, ma essi in fondo non ci fanno punto meglio comprendere l’incomprensibile; sono artifizi con cui impiccoliamo il grande per renderlo capace di esser contenuto nella nostra piccolezza!
      Si è detto che il mondo deve essere infinito; ma se esso fosse infinito, e popolalo d’infinite stelle, la vôlta celeste ci dovrebbe comparire lucida come il Sole in tutta la sua estensione. Ciò non si verifica; è dunque da concludere che le stelle non sono infinite. Invece per sostenere l’ipotesi contro il testimonio dei sensi, si è supposto che dovea esservi un mezzo assorbente che impedisse alla luce degli astri lontani di arrivare a noi. — Che molti corpi opachi esistano nello spazio i quali possono intercettare la luce, non vi è dubbio, ma questi sarebbero comparabili ai polviscoli del limo atmosferico; che se pure la possono indebolire, non potrebbero intercettarla tutta. Noi ci limitiamo al fatto di un mondo fisico finito. E ciò malgrado, esso è già anche troppo da noi inconcepibile, onde non occorre vagheggiare ciò che non possiamo comprendere.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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