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      15.° Nell’immensa varietà delle creature che furono già, e che sono sul nostro pianeta, possiamo argomentare la diversità di quelle che possono esistere colà. Se da noi l’aria, l’acqua e la terra sono popolate da tante varietà di esseri che si cambiarono le tante volte al mutare delle semplici circostanze di clima e di mezzo, quante più se ne devono trovare in quegli sterminati sistemi, ove gli astri secondarii sono rischiarati talora non da uno, ma da più Soli alternativamente, e dove le vicende climateriche succedentisi del caldo e del freddo, devono essere estreme per le eccentricità dell’orbite, e per le varie intensità assolute delle loro radiazioni, da cui il nostro Sole pure non è esente.
      16.° Sarebbe però bene angusta veduta quella di voler modellato l’Universo tutto sul tipo del nostro piccolo globo, mentre il nostro stesso relativamente microscopico sistema ci presenta tante varietà: nè è filosofico il pretendere che ogni astro debba essere abitato come il nostro, e che in ogni sistema la vita sia limitata ai satelliti oscuri. È vero che essa da noi non può esistere che entro confini di temperatura assai limitati, cioè tra lo zero e 40° in 45° centigradi; ma chi può sapere se questi non sono limiti solo pei nostri organismi?[86] Tuttavia anche con questi limiti se essa non potrebbe esistere negli astri infiammati, questi astri maggiori avrebbero sempre nella creazione il grande uffizio di sostenerla regolando il corso dei corpi secondarii, mediante l’attrazione delle loro masse, e di avvivarla colla lor luce e col loro calore.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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