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      Quando ne venne la novella in Napoli, il De Matteis ed i suoi fecero banchetto in carcere, e si tennero salvi. E in fatti venuto a fine il lungo giudizio nel 1830, uscì la sentenza: ei fu condannato a dieci anni di relegazione per abusi commessi nell’uffizio. Il nuovo Cesare, re Ferdinando II, non pure gli fece grazia intera, ma voleva anche premiarlo nominandolo consigliere in quella corte suprema che lo aveva condannato: ma il Del Carretto allora ministro di polizia, vedendo sorgere un rivale, destramente dissuase il e, e ne fu lodato come di un atto coraggioso ed onesto.
      Intanto venne l’agosto, vennero le nuove delle tre giornate di luglio a Parigi. Che salti, che allegrie, che propositi facevamo noi altri giovani! S’aspettava anche noi il giorno di pigliare le armi, e scoparla una volta per sempre questa razza borbonica nemica di ogni bene e di ogni libertà. re Francesco fu atterrito dalla novella. Corse voce che il giovane Ferdinando, che allora attendeva a riformare l’esercito, dicesse al padre: “Andiamo noi coi nostri soldati a rimettere l’ordine a Parigi”. E Francesco rispose: “Che soldati! Ti puzza ancora la bocca di latte, e non sai che bestie sono i francesi”. Se è vero, non so; né io ero lì in corte per udire cosiffatto discorso. Si diceva, e io lo ridico. Se è un’invenzione, dentro c’è la verità del carattere del padre e del figliuolo. Sul cominciare di novembre re Francesco morì dopo cinque anni regnati coi preti, con le spie e col carnefice.
      Mentre io entravo nella vita che mi pareva lieta di speranze, mi venne una lettera di mio fratello Peppino che mi scrisse: “Corri, ché nostro padre muore”. Corsi a Caserta, lo trovai a letto: ci chiamò tutti intorno a sé, e ci disse con la sua cara voce: “Figli miei, Iddio mi chiama, ed io prima di partirmi da voi, voglio benedirvi l’ultima volta, e dirvi le ultime parole.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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