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      Sul finire del 1832 Maria Cristina di Savoia venne sposa a re Ferdinando. Questa buona e pia donna fu consigliera di mitezza al marito, lo pregò ed ottenne che nessuna condanna di morte fosse eseguita. “Punite,” ella gli diceva, “se per bene dello stato è necessario punire, ma sangue no: con la morte voi potete perdere un’anima immortale, con la vita può venire il pentimento”. E finché ella visse tutti i condannati a morte furono aggraziati: dopo la sua morte cominciò il sangue, e fu molto. Quando il Re nel 1848 scelse a suo nuovo confessore monsignore Antonio de Simone, questi gli disse: “Con l’aiuto di Dio, voi, o Sire, vincerete questa rivoluzione: ma ricordatevi le parole della santa Regina che prega per voi in paradiso: punite sì, sangue no.” E il Re con le mani giunte sul petto chinando il capo rispose: “Sangue no, lo prometto”. E mantenne la parola: e pruova ne sono con altri io stesso che vivo e scrivo. Questo dialogo me lo raccontava nel 1849 don Giovanni Palumbo allora parroco di Capodimonte, il quale lo aveva udito da monsignore che lo raccontava. Maria Cristina soccorritrice dei poveri, cortese ed amorevole con tutti, sollevò un poco l’animo plebeo del re, lo corresse di alcuni bassi vizi, e fu cagione che la reggia, stata sempre un bordello e allora una caserma, divenisse costumata. Avvenente della persona era amata dal popolo, rispettata da tutti: fu molto divota e donò a le chiese: i preti la mettevano in cielo, e poi che fu morta sparsero che fece miracoli, e compilarono un processo, che io posseggo, per dichiararla santa e canonizzarla.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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