Pagina (129/271)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Si accorse che costui era matto, pur lo ritenne. Noi lo chiamammo caporal Jacob.
      Ultimo venne Saverio Bianchi proprietario di Catanzaro. Un cancelliere di polizia disse di aver trovato sotto una finestra della casa del Bianchi su la pubblica via sparsi alcuni pezzetti di carta scritti con inchiostro simpatico, e contenenti alcune parole che parevano riferirsi a setta, e di carattere ignoto. Per questa dichiarazione del cancelliere Maruca, e per questa pruova il Bianchi fu arrestato, menato in Napoli, e fece parte del nostro processo. Questo pare incredibile e pure questo fu, ma bisogna anche sapere che egli era un noto liberale, e che suo fratello Ferdinando Bianchi aveva preso parte nell’ultimo moto di Cosenza, ed era nascosto da due anni, e la polizia non poteva averlo fra le mani, e si sveleniva sul fratello Saverio. Era un omaccione grande, di coltura mediocre, ma d’acume molto, e di animo generoso e insofferente. Fu messo a canto a la mia stanza: ebbe il suo nome, Ruslaer ed imparò la lingua.
      Nel castello dell’Ovo era un altro arrestato, Nicola Ricciardelli, ricco proprietario di Pescocostanzo in Abruzzo, il quale perché era guardia di onore fu tenuto in quella prigione militare. Nella notte che fu arrestato Benedetto Musolino si trovava una carta in tasca, la gettò da le scale, ma fu raccolta: egli negò di averla gettata: e in quella carta era scritto il nome del Ricciardelli.
      E questi furono tutti gli arrestati nella causa della giovine Italia.
      Il processo andava lento, e lentissimi passavano per me i giorni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





Jacob Saverio Bianchi Catanzaro Bianchi Maruca Bianchi Napoli Ferdinando Bianchi Cosenza Saverio Ruslaer Ovo Nicola Ricciardelli Pescocostanzo Abruzzo Benedetto Musolino Ricciardelli Italia