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      Una compagnia francese fece una proposta al nostro governo: cavare essa lo zolfo, darne il doppio del prezzo corrente ai proprietari, e quattrocento mila ducati l’anno a lo stato. I mercanti inglesi levarono alte grida contro questa dimanda di privativa che annullava i loro contratti e offendeva la libertà di commercio, e indussero il loro governo presieduto dal ministro lord Palmerston a sostenere le loro ragioni. Il re diceva essere padrone in casa sua, avere diritto anzi dovere di migliorare quell’industria e fare l’utile dello stato: ma il ministro degli affari esteri principe del Cassero gli consigliava di non fare la concessione, di non irritare la nazione inglese, che a questo mondo non basta aver ragione, ma bisognava aver forza per farsela fare, e noi non possiamo contendere con l’Inghilterra. Questo consiglio dava ancora Giuseppe Caprioli segretario del re, ed uomo di molto senno.
      Il re da prima stesse dubbioso, poi fece il contratto, ed allontanò da sé il ministro ed il segretario.
      Ecco dunque la squadra che veniva per ottenere coi cannoni quello che non s’era ottenuto coi protocolli. Re Ferdinando schierò soldati su tutti i punti del golfo per impedire sbarchi; mise in punto i fortini, si preparò a la difesa: si stava per venire a le cannonate, e noi ci aspettavamo di vedere di lassù una battaglia. Ma il ministro di Francia entrò mediatore, e fu fatto arbitro della contesa il re Luigi Filippo; il quale pronunziò, si sciogliesse il contratto con la compagnia francese, fosse libero a tutti il commercio dei zolfi.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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