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      La trascrivo per mostrare i desideri e le speranze di quel tempo.
      “Al prefetto di polizia il popolo. Voi, o prefetto, avete scritto l’avviso minaccioso, e voi direte al re queste parole del popolo. Noi abbiamo oneste intenzioni, noi rispettiamo il re ed amiamo tutti, anche i commessari Campobasso e Morbillo traviati fratelli; noi non vogliamo né sangue né rapina, ma civiltà, e la cerchiamo con moderazione. Onde ci siamo meravigliati che il governo dopo un grido abbia già aperte le carceri, preparati cannoni e cavalli, ordinato che si afferri, si batta, si uccida chiunque griderà: ‘Viva il re, viva Pio IX, viva la lega italiana’. Questo procedere anzi questa paura del governo ha fatto vergogna noi stessi: pure abbiamo ubbidito e taciuto, ma ci siamo radunati altre due volte, per mostrare che possiamo e non vogliamo né abbiamo paura, e crediamo che il governo non possa commettere sì grande violazione. Noi ci uniremo altre volte, ed il re ci udirà, e non ci crederà perturbatori dell’ordine pubblico. Regni da padre, e noi saremo amorosi figliuoli. A lui costa così poco fare il bene, sì poco noi desideriamo, tanta gloria, tante benedizioni gliene verranno, perché nol farà? Perdoni a tutti gl’imputati politici, faccia osservare le leggi che abbiamo, tolga gli impiegati ladri e carnefici che in suo nome tiranneggiano, ci lasci parlare e scrivere con moderata libertà per renderci civili e dirgli quel vero che ora gli è nascosto, ci faccia essere uomini e non bestie, perché la potenza dei re sta nei popoli, e un re di bestie è nulla.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





Campobasso Morbillo Pio IX