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      Talora andava dal Gemelli che era un colto e gentile uomo di lettere, ed era in letto per malattia, e gli venivano intorno gli altri siciliani che gridavano come ossessi e tempestavano parlando della rivoluzione di Palermo, e della necessità di tornare a Messina. Lessi nei giornali la gran bravura di Palermo, che gettò prima come un cartello di sfida, disse che si leverebbe il 12 gennaio giorno in cui soleva festeggiarsi la nascita del re, e si levò, e combatté con gran valore, e vinse, e scacciò i soldati regi, e ordinò un comitato generale che ebbe Ruggiero Settimo presidente, Mariano Stabile, segretario, stimati universalmente per saldezza di animo e civile coraggio. La rivoluzione si propagava in tutta l’isola, ogni città prese le armi, e combatté e scacciò i soldati: rimaneva sola Messina con la cittadella che era irta di cannoni ed aveva un forte presidio: e pure Messina si levò, e fece rinchiudere i regi nella cittadella, e fu bombardata il 28 gennaio, non vinta. Di Napoli nessuna novella.
      In Malta non avevo che fare, mi pareva essere diviso dal mondo, mi tardava di andare in Toscana: il giorno 5 febbraio m’imbarcai col mio Raffaele sopra un postale francese, e nel 6 entrammo nel porto di Messina. Il cielo era coverto di nuvole, e cadeva un’acqua fina e fredda: la cittadella muta e minacciosa non pareva abitata da anima viva, e sovr’essa la bianca bandiera borbonica si muoveva lentamente: su la città sventolavano le bandiere di tutte le nazioni che lì avevano consoli, e in alto sopra un forte la bandiera tricolore, la gran via su la marina era deserta, molti bei palazzi mostravano qua e là lo sdrucito fattovi dalle palle dei cannoni.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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