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      Vennero su la banchina pochi marinai ed alcuni uomini con una bandiera francese: “Si può scendere?” fu dimandato da bordo. “No, sì; si può, scendete”. Scendemmo parecchi, ed io con gli altri tenendo forte per mano il mio Raffaele. “Camminate diritti, se no da la cittadella vi vengono fucilate”. Per un viottolo entrammo nella città. Tutti erano in armi, tutti erano in armi, ed erano molto popolo, e fra tutti il Piraino, andava, veniva, dava ordini, era presente e in ogni luogo. Ci accolsero bene. “E i nostri quando torneranno da Malta?” mi fu dimandato; ed io: “Con l’altro postale”. Andammo poco innanzi e in una bella piazza al cominciare d’una lunga e diritta via era una barriera di sacchi d’arena, in mezzo ai quali un cannone, e dietro ai sacchi erano postati due giovani armati, bruni e accigliati, che ci sguardarono un momento, e poi fissarono gli occhi giù in fondo a quella via, e così stavano. Bisognò tornare subito a bordo. E come il vapore si mosse ed uscì del porto apparve il sole che ci mostrò tutta la bellezza del Faro, e le isole Eolie, e le coste della Calabria. Il giorno 7 si giunse a Napoli.
      Come il vapore entra nel porto e dà fondo, ecco parecchi battelli con bandiere tricolori, e in uno mio fratello Peppino, il quale da lontano mi grida: “Costituzione, amnistia. Bozzelli ministro dell’interno, Carlo Poerio direttore di polizia: tutto è mutato, scendi, scendi”. Lo abbracciai, e gli dissi: “Come va tutto questo?” “C’è stata una grande dimostrazione il 27 gennaio, e il 29 si è pubblicato il decreto reale che promette una costituzione, e dà piena amnistia.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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