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      Si temeva degli attruppamenti del popolo, si credeva che un giorno o l’altro proclamerebbero la repubblica, si volle proibirli con una legge provvisoria dichiarandoli reati contro lo stato e da disperderli subito con le fucilate. Il Saliceti non approvava la legge, e cercava dissuadere i colleghi: non poté andare al consiglio dei ministri perché ammalato: il presidente gli scrisse, andasse o rinunziasse. Il Saliceti capì, e mandò la sua rinunzia: fu ministro sette giorni. In suo luogo fu nominato il mio Giuseppe Marcarelli uomo ottimo e dolcissimo, che anch’egli comparì e disparve con gli altri. Quei ministri erano come le figure d’una lanterna magica. Fu fatta la legge, e non ebbe effetto, ché i tumulti crebbero, ed ogni giorno ed ogni ora vedevi una moltitudine di poltroni variamente vestiti con le gole spalancate gridare abbasso ministri, abbasso questo e quell’altro impiegato. Il governo tremava di quelle voci, e delle ingiurie dei giornali tra i quali velenosissimo era un giornaletto intitolato Mondo vecchio e mondo nuovo.
      Si spargeva che cacciati via i gesuiti si doveva cacciare ancora i frati di SantAlfonso, e quelli del Carmino. La plebe del Mercato che ama la sua antica chiesa del Carmine, e la sua madonna, e i suoi frati che lì sono, si leva a rumore, in gran moltitudine, e viene verso via Toledo scagliando pietre, e preparando rovine: accorre la guardia nazionale che a fucilate la insegue e la sperde. La belva si era destata, e faceva terrore; onde il Bozzelli consigliò il Re di pubblicare un decreto col quale la guardia nazionale aveva a protettrice la madonna del Carmine, e che quando sarebbe tutta vestita ed ordinata anderebbe solennemente a visitare la madonna in quella chiesa.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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