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      Riformare lo statuto; abolire la Camera dei pari, nome ed istituzione francese, che piaceva soltanto ai grandi ed ai nobili; riforma della legge elettorale, per iscegliere deputati non quelli soli che avevano censo, ma quanti erano capaci per ingegno e per esercizio di professione o arte liberale; mandare commessari nelle province con pieni poteri; la Camera de’ deputati dover riformare lo statuto, guerra all’Austria, spedire immediatamente milizie e volontari in Lombardia.
      Tornava allora in Napoli il generale Guglielmo Pepe, già guidatore sfortunato dell’esercito napoletano nel 1821, esule onorato per ventisette anni. Accolto dal re con molte carezze ed onoranze, gli disse: “Guidate voi stesso l’esercito, che vi conosce e vi ama: andate voi in Lombardia, che lì vincendo, come è certo, voi vincerete la Sicilia, e accheterete i tumulti di Napoli.” “Ma andare senza prima far patti con Carlo Alberto?” “Che patti! chi più farà più avrà: col vostro esercito vittorioso li detterete voi i patti. L’importante è vincere e scacciare gli austriaci, e chi più presto si muove più certo vince.” “Cotesto è l’importante,” disse il re, e sorridendo mutò discorso. Si parlò del ministero, e il re lo pregò di trovargli uomini da esser ministri. Il Pepe gli mandò alcuni nomi ed un programma: il re gli fece rispondere che i nomi non gli accettava, che il programma violava lo statuto: era il programma del Saliceti.
      Fu dato l’incarico di comporre un ministero al generale Pignatelli, principe di Strongoli, vecchio, gentiluomo, debole.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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