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      Egli se n’andò, e qui fu un tumulto indescrivibile: tra noi si gridava, si proponeva mille cose, ma tutti concordi a non cedere: il popolo su la piazza con molte fiaccole accese gridava, applaudiva ad alcuni deputati che da quei balconi aringavano: ‘coraggio, resistete, viva i deputati!’ Verso tardi entrano da quella porta alcuni uomini con un uffiziale di guardia nazionale e dicono: ‘Deputati, le truppe sono uscite dai quartieri, e stanno innanzi Palazzo: il popolo faccia le barricate’. E mille voci ripeterono “barricate’.” “Anche i deputati?” “Alcuni sì. E tutta stanotte è stato un battere di tamburi, e gridare ‘tradimento, alle armi’, e si sono fatte le barricate che hai vedute.” “Ebbene, e poi come si è fatto dalla Camera quell’avviso che ordina disfarle?” “Verso la mezza notte il re finalmente ha ceduto, ha chiamato il ministro Troya, ed ha sottoscritto un decreto che contiene un’altra formula di giuramento. Eccolo qui sul tavolo: ‘Prometto e giuro innanzi a Dio fedeltà al re costituzionale Ferdinando. Prometto e giuro di compiere con massimo zelo e con la massima probità ed onoratezza le funzioni del mio mandato. Prometto e giuro di essere fedele alla costituzione quale sarà svolta e modificata dalle due Camere d’accordo col re, massimamente intorno alla Camera dei pari, come è detto nell’art. 5 del programma del 3 aprile. Così giuro e Iddio mi aiuti’. I ministri hanno presentato questo decreto alla Camera, che l’ha accettato, ed ha ordinato disfare le barricate. Essi ci han detto di aver pregato il Re di far rientrare le truppe almeno nei cortili e nei giardini della reggia, di non farle vedere dal popolo così schierate nella piazza, ed egli non ha voluto.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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