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      ” “Hai ragione, ma ora ci siamo, e bisogna fare il dovere.” “Faremo il dovere, ubbidiremo anche pochi stolti e pazzi! Dio voglia che non andiamo a rovina.”
      Noi non vedevamo combattenti, udivamo di tanto in tanto il fuoco della moschetteria grosso e profondo.
      Il principe di Montemiletto per naturale gentilezza di animo o per altro ci fece servire di rinfreschi: e mentre li sorbivamo udimmo: “Viv’o rre”, terribile grido della plebe che faceva il saccheggio, il grido del ‘99. I soldati svizzeri salivano per la via San Giacomo, e dal Palazzo Lieto che è dirimpetto quella via partirono alcuni colpi di fucile, a cui fu risposto col cannone che sfrantumò un angolo del palazzo, e poi da una fitta fucilata. Vedemmo allora gli svizzeri, che con un colpo di cannone aprirono il portone del palazzo, ed entrarono furibondi. Venne in quel punto il principe tutto smarrito, e ci disse: “Signori, vedete il palazzo Lieto, ogni resistenza è inutile: se tirate un colpo, saremo tutti scannati e la casa anderà a sacco e fuoco. Vi prego non per me, ma per mia moglie la principessa, che è da molto tempo ammalata, ed ora si dibatte in fiere convulsioni. Resistere ora è inutile, serbatevi a tempi migliori”. Lo spettacolo del palazzo Lieto, il fuoco che continuava, le grida della plebe acutissime, ci persuasero a rimanerci. Il principe ci fece passare in luogo segreto della casa, ed egli vestito da gentiluomo di camera del re, fece spalancare il portone, si presentò ai soldati, disse che in sua casa non vi erano guardie nazionali, e fu creduto e rispettato, e ringraziato ancora pel vino che fece distribuire.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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