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      E stando così udivo un rumore di tavole che si caricavano sopra una carretta, e le voci dei carnefici che si disponevano a preparare il palco. Dopo la mezzanotte è venuto il procurator generale, e mi ha chiamato: io gli ho risposto che mi lasciasse dormire. Mi ha domandato come stavo: io ho risposto: 'Come mi avete ridotto'. Mi ha detto di levarmi, ed io: 'Signor procurator generale Angelillo, se siete angelo per me ditemi subito ogni cosa, ché io non mi sbigottisco: se no, lasciatemi tranquillo'. M'ha fatto scoprire, ed ha pianto: m'ha fatto levare i ferri, e m'ha condotto da voi.
      Qui Filippo gli disse: "Per te era stata cucita anche una veste gialla, perché tu dovevi andare alla guillottina col secondo grado di pubblico esempio: noi alla forca col terzo grado cioè scalzi e vestiti di nero". "Basta, diss'io, ora siam vivi e sani: ci è stata data la sola vita, e questa ci basta per ora." Filippo preparò per Salvatore un'altra tazza di caffè, e fumando ci ponemmo ad aspettare il giorno.
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      Spuntava l'alba del giorno 4 febbraio, e gran gente era intorno la prigione, ed altra andava per vedere il palco, che già era stato disfatto. Rivedemmo Giuseppe Caprio che abbracciandoci con gran pianto e facendo forza per baciarci le mani, ci disse: "Tutti i carcerati hanno voluto che io vi baciassi le mani per loro: per tre notti e tre giorni non si è mangiato, non si è dormito; tutti hanno detto rosari e litanie, hanno pregato per voi, e non v'è santo in paradiso che non abbia avuto voti e preghiere.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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