Pagina (53/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Volle leggere la tua lettera e pianse e si costernò molto, me ne domandò una copia, che io poi gliela mandai. Andato via il signor Castriota, io restai con i figli, e con l'Agresti. Tutta la notte, e che notte fu quella, non facemmo altro che considerare il vostro stato, e sospirando chiamavamo il dì novello. Fatto giorno incomincia di nuovo la molta gente ad andare e venire: e sapemmo che gli avvocati erano tornati la sera a quattr'ore di notte da Caserta, ma non erano stati ricevuti dal Re; che il signor Marini Serra aveva mandato al Re un foglio, ed il Re lo aveva accolto bene. Ed ecco un altro raggio di speranza: ma venne tosto spenta ogni luce, perché ci fu detto che il Re aveva dato ordine di non fare entrare nel palazzo le famiglie dei condannati. Peppino tuo fratello era rimasto a Caserta sperando farci ottenere un'udienza. Giovanni andava spesso alla strada ferrata per sapere qualche nuova, e non sapeva mai niente. Molta gente andava alla strada ferrata: ed ecco si sparse la voce che la grazia era fatta, e giunse questa nuova anche nelleprigioni di San Francesco e di Santa Maria Apparente, dove si cantarono preghiere, rosari, litanie, tedeum.
      Alcuni venivano a congratularsi con me; ed io diceva loro: "Per carità, non mi tormentate con queste voci: mio cognato non è ancora tornato da Caserta, mio marito è ancora in cappella: come è venuta questa grazia?" O mio Luigi, che dolore sentimmo a sapere che voi eravate ferrati e vestiti dei panni del fisco! La gente più cresceva in mia casa: tutti facevano compagnia al nostro dolore.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Castriota Agresti Caserta Marini Serra Caserta San Francesco Santa Maria Apparente Caserta Luigi