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      Così andò via; io mi gettai sul letto, e stava con gli occhi aperti, e con le orecchie intente. Verso sette ore di notte sento salire la scale, poi la voce di Vincenzo, il quale entra e dice: "La grazia per tutti: monsignore è sceso dal Re a tre ore di notte, e mi ha detto che ha fatto grande fatica a persuaderlo. Io l'ho ringraziato, sono montato in calesse, e sono corso. Sono stato dalla famiglia di Faucitano, ma la moglie ha accolto questa notizia con indifferenza, non l'ha capita, perché la sventurata ha perduto il senno".
      Quantunque fossi molto stanca, non potetti chiudere gli occhi il resto della notte, e guardava i figli che dormivano a me vicino, e sulle loro facce io vedeva il terrore vinto dalla stanchezza: erano pallidi come cera. Io pensava: "Domani vedrò Luigi: ma sarà vero che lo vedrò? sarà vero che egli non muore? e se ora mi ingannano? Oh dimani, vedrò tutto con gli occhi miei". Quanti timori, quanti pensieri, quante angosce in quella notte! All'alba balzai dal letto, si levarono i figli che erano storditi e spaventati. Intesi nel cortile certe donne che dicevano: "Avete inteso una voce delle sante messe". "Come?" dissi io, "si parla di sante messe? che cosa è cotesta?" intanto sento nella strada una voce straziante che grida: "Accompagnamo questa anima con le sante messe!" Oh mio Dio, o Dio mio, e che cosa io sentii in quel momento! come mi fu straziato il cuore! che amarezza, che morte fu quella. Allora perdei tutta la speranza, e come forsennata io dissi: "Ah! non solo Faucitano ma anche Luigi mio va a morte.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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