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      Questi ultimi sono i più tristi; poiché da fanciulli avendo cominciato il mestiere di ladroncelli, cresciuti ed educati nelle carceri, sono bruttati di tutti i vizi più nefandi, sogliono morire uccisi da' compagni. Sicché l'ergastolo è la sentina del regno delle Sicilie, e vi cadono i pessimi tra otto milioni di uomini.
      Nell'entrare in questo luogo vedi facce aspramente scolpite, angolose, rugose, triste, cineree; occhi incerti; sorriso raro e sinistro; vesti strane; parole aspre, fendenti, strascicanti, avvolte, stridenti, di tutti i dialetti del regno. Ciascuno ha le mani lorde di sangue e di furto; ciascuno ha ucciso un altro uomo o due, e tre, e cinque, e sette, e più; e taluno il fratello o la sorella; taluno la moglie; taluno il padre ancora, e la madre, ed i figliuoli suoi.
      Ci ha molti vecchi, ci ha uomini attempati, e giovani: quasi tutti sono gente di vilissima condizione, e qualcuno che nacque gentilmente è più scellerato, più infame, più sozzo ed imbestiato degli altri. Tutti hanno intelligenza e ferocia di belve: sono spaventosamente atei, bestemmiano Dio anche scherzando, credono solo quello che vedono; non comprendono che sia virtù, e beffano chi ne parla: si vantano de' loro delitti, e non sentono o mostrano di non sentirne rimorso; non hanno altra passione che pel vino, pel giuoco, pe' denari; non sentono e non ricordano più affetti di famiglia, sono ritirati in un'arida e orribile solitudine, non curano che se stessi. Son chiusi nell'ergastolo da quindici, da venti, da trent'anni; dimentichi del mondo, dimenticati da tutti: ed hanno presenti alla loro mente i lunghi anni della loro prigionia, come fossero un giorno solo.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Sicilie Dio