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      Questo brigante detto Moscariello, narra i suoi casi ridendo e schiettamente nel suo nasale ed ispido dialetto. Fu soldato, disertò, prese moglie, e lasciata la zappa si diede con altri a rubare: narra ad uno ad uno i furti che fece, le persone che egli spogliò, i denari e le robe che prese, e ritenne per sé o diede ai suoi protettori; come una volta essendo nascosto con altri in un macchione per attendere uno che dovevano svaligiare, un povero contadino per caso li vide e conobbe alcuni, i quali tosto lo presero, lo legarono, e condottolo sul monte, egli lo uccise per non essere scoperto; come altra volta uccise quelli che rubò; come è bella la vita del brigante, padrone di tutto, temuto da tutti; come un dì egli dormiva in una grotta, e due compagni, sperando impunità, gli tirarono un colpo di fucile, che gli spezzò l'osso dell'omero sinistro e gli fece larga ferita su la mammella; come egli inseguì i traditori che fuggirono e non osarono finirlo; come stette sei giorni senza curar la ferita che lo ardeva; come ricoverato da un romito invece di vedere un chirurgo, vide i gendarmi che legatelo su di un asino, e messogli sul berretto un cartello dove era scritto "II famoso Moscariello", lo menarono prigione in Cosenza. Quando egli una sera narrandomi questi fatti, mi mostrava le sconce cicatrici ed il braccio inutile, desiderava vendetta del feritore che è anche nell'ergastolo, e parlando mi avvicinava l'altra mano grossa, ispida, callosa, omicida, mi fece un indicibile spavento.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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