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      Pane e lavoro sono gli elementi di ogni educazione, i mezzi per domare ogni durezza, per mansuefare ogni fierezza. Scacciati i grandi scellerati dalla società che essi hanno offesa, adoperati tutti i mezzi per correggerli, e se non vi riuscite, fate almeno che le sieno utili col lavoro delle loro mani, non di peso e di scandalo. Occupateli nel lavoro, e li correggerete sicuramente, li renderete morali, perché il lavoro cangia gli uomini, come appiana i monti, ricolma il mare e fa mutar faccia alla terra. La pena sia dura, sia lunga, ma senza sdegno, come cosa fatale e necessaria, ma abbia un fine ed una speranza. Dopo lunga espiazione, dopo che la sventura li avrà domati, dopo che una voce saggia e cristiana li avrà ammaestrati amorosamente, avrà loro fatto conoscere l'orrore del delitto commesso, e fatto sentire il rimorso; dopo che saranno santificati dal lavoro; dopo venti, venticinque, trent'anni (e trent'anni sono una vita!) oh allora lasciate ai pentiti un misero avanzo di giorni, lasciate che ritornino alle loro famiglie, che muoiano nella loro terra, che una mano cara lor chiuda gli occhi, ed il becchino non rompa loro il cranio con la zappa prima di seppellirli. Voi togliete all'uomo quel celeste conforto che Dio gli ha dato, quasi per compensarlo di tanti mali, di tanti dolori e di tante amaritudini ond'è sparsa la vita, voi gli togliete la speranza consolatrice: uccidetelo piuttosto, ma non gli lasciate la vita senza speranza, senza il frutto del pentimento; perché lo irriterete di più, lo renderete più feroce di belva e più malvagio.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Dio