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      Ma ei non viene, se non di rado: e quando viene bisogna aspettare che il mare non si turbi, che sia cheto il canale fra Santo Stefano e Ventotene, che egli salga, che dia le lettere, che queste sieno lette, che ci sieno portate. Quand'egli parte il cielo mi si oscura per alquanti giorni, poi ricomincio a sperare ad aspettare, ad agonizzare. Vita di strazi, di stupidità, di dolori senza tempo, senza regola, senza qualità, senza diversità. Se ci fosse l'inferno ei saria come l'ergastolo: compagnia diabolica, tormento senza termine, senza speranza, senza tregua. E questi vizi, queste brutture fisiche e morali, queste oscene e nefande malvagità, questi delitti atroci e bestiali non bruciano l'anima più che il fuoco? E che altro potrebbe essere il fuoco dell'anima se non il delitto? Misero a me! dove vado con la mente? Non vi saria dunque un castigo alle iniquità di questa vita? E perché io soffero? e perché tanti uomini hanno sofferto prima di me e per tutta la loro vita? Gloria, sapere, potere, tutto è niente, tutto è ombra fuggevole: nel gran vuoto dell'universo esiste una sola cosa, la coscienza dell'uomo, nella quale esiste la virtù. Io ora sono come uno di quegli aeroliti che vanno vagando negli spazi immensi dell'universo, finché avvicinati ed attirati da un pianeta o dalla nostra terra, vi cadono. Tutto è vuoto e niente intorno a me, io non ho meco che i miei pensieri stanchi: le memorie della vita passata sono come le stelle lontane da noi milioni di milioni di miglia, e le quali spesso si celano interamente al nostro sguardo quando l'atmosfera è carica di vapori: intorno a me non v'è luce: io vo notando negl'immensi ed opachi silenzi del niente; non sento che l'io, che la mia coscienza.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Santo Stefano Ventotene