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      Mostra a tutti quella carta, e dice che dovrà fare quel ch'egli ha designato. Non sa leggere né scrivere, e parla di politica, di re, di popoli, di tutto: udendo leggere i giornali ricorda ogni cosa: e quando udiva qualche caso strano accaduto nella Cina, in Africa, o in America, la notizia di una scoperta, l'annunzio di un disastro avvenuto per fame, freddo, o incursione di belva, un fatto insomma che lo colpiva, tosto spendeva pochi quattrini per farsi copiare l'articolo: così ha fatto due buoni volumi, che gli costano buoni danari, e che egli, il mio giudice, voleva far stampare e mettervi in fronte il suo nome, Rosario Peca. Dove s'è andata a ficcare la smania di parere scrittore! Il suo letto è alto da terra sette palmi, e poggia sovra due bastoni di legno conficcati nel muro, e sostenuti all'altro capo da due altri bastoni a guisa di colonne. Sotto questa specie di tettoia egli stassene poche volte. Più spesso sta appollaiato su, e di là in un atteggiamento che pare serio, guarda con una sorte di disprezzo le cose e le persone che stanno in basso, di lassù parla, ma perché ha una parlantina entrante, acuta, continua e noiosissima spesso gli è rotta la parola in bocca dagli altri, ed egli parla tra sé come femminella che borbotta, o come prete che si rode l'uffizio. Se talora, o io, o Silvio, o altri gli andiamo un po' a verso, e gli diam ragione per quello che ei dice, il che suole accadere la sera in sul tardi quando egli è coricato, si leva nudo a mezzo il letto e parla e mena le mani, e si riscalda, e in fine si pone a sedere con le gambe spenzolate e nude; come Socrate che giaceva, e parlando dell'immortalità dell'anima si pose a sedere su la sponda del letto.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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