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      Ella leggiera e bellissima, come dice Pasquale, andò alla fontana che è fuori il paesello, riempì il barile, se lo ripose in capo, e s'avviò per tornare, ma per caso inciampò in una pietra e cadde. Svegliatasi in quel luogo e a quell'ora mise un grido di spavento: Pasquale le si avvicinò e la ricoprì col suo mantello: lo zio le fece animo, le disse che ella era sonnambula: "Non dubitare di noi, ritorna a casa, noi ti accompagneremo e ti guarderemo". La poveretta non fiatò più, si chiuse nel mantello, e per la via più breve si ridusse a casa; dove entrata per la porta che ella stessa aveva rimasa socchiusa con un altissimo grido disse: "Mamma mia". La madre, il padre, la famiglia si levarono uscirono nella via, seppero il caso, raccomandarono al zio di non parlare, e di far tacere il nipote, che per carità non dicessero quella vergogna d'una fanciulla onesta. Lo zio promise tutto, e accennando a Pasquale disse: "Se questi parla gli taglio la testa". Quella notte Pasquale non poté più dormire, e pensò sempre a Lucia: la quale dipoi quando lo vedeva si faceva rossa in viso come una vampa di fuoco. Felice Pasquale se avesse sposata quella buona fanciulla, che poi lo amò teneramente, perché non poté mai dimenticare quel mantello che la ricoprì quella notte; felice lui, se si fosse inebbriato solamente d'amore! Che pietà mi desta costui quando parla di Lucia, e me la dipinge bella ed amorosa, e quasi gli spuntano le lagrime ricordandosi come ella lo ha visitato nel carcere e nella galera, e per molto tempo non ha voluto maritarsi per serbargli la fede che gli aveva data, e dalla quale egli l'ha disciolta.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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