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      Più dell'amore fu forte in lui la malvagia usanza dello zio e del compagni: i quali lo trascinarono al furto, e poi ad un omicidio, e poi al carcere, alla condanna di morte che gli fu commutata in trent'anni di ferri. In galera Pasquale fu camorrista, diede ed ebbe di brave coltellate, imparò l'arte del calzolaio, mediante la quale usciva dal bagno e andava per la città di Capua incatenato con un compagno accompagnato da un custode. Un dì egli ed il compagno legarono ed imbavagliarono il custode, si sciolsero la catena e fuggirono nella provincia di Avellino, dove menarono vita di briganti, armati rubarono, scorsero la campagna, stettero ai servigi di un signore prepotente. Dopo otto mesi Pasquale tornò al suo paesello per vedere la sua Lucia, le sorelle, ed il fratello che si era impadronito di tutta la roba sua, e più non gliene aveva voluto dare: ma quella notte che vi entrò, il fratello chiamò i gendarmi, e fece riprendere il forzato fuggito. E così ebbe pena gli altri otto anni, ed è nell'ergastolo. Da che io son venuto in questa stanza mi ho fatto fare le scarpe da lui, gli ho dato qualche consiglio per farle bene, l'ho predicato come buon calzolaio, ho mandato a comperargli cuoia e pelli, l'ho persuaso che il lavoro onora l'uomo e lava il delitto, che egli deve perdonare al fratello: ed egli ora di ciabattino, è divenuto calzolaio, fa scarpe a tutti i politici, a tutti gl'impiegati dell'ergastolo, ha un po' di capitale, grande amore alla fatica, e ne vede lieto i frutti, ha perdonato al fratello.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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