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      Ma tu lo conosci quel luogo, o mesto usignuolo, tu più volte hai fatto il nido sopra gli alberi vicino alla tomba, e forse tu fosti quello che con la melodia del tuo canto rapisti tutte le potenze dell'anima mia, e mi facesti credere di vedere la romana ombra del poeta andar lieve vagolando sul pendio della collina, ed io andargli incontro reverente, e salutarlo nel latino idioma, e nell'italiano con le parole di Dante:
     
      Oh se' tu quel Virgilio; quella fonte
      che spande di saper si largo fiume?"
      risposi lui con vergognosa fronte.
      O degli altri poeti onore e lume
      valgami il lungo studio e il grande amore
      che m'han fatto cercar lo tuo volume.
      Tu se' lo mio maestro, e 'l mio autore".
     
      Io l'ho veduto ne' deliri della mia fervida giovinezza, io l'ho veduta l'ombra del gran poeta, e le ho parlato, e ne ho avuto un sorriso: io non mentisco, io l'ho veduta, e le ho parlato davvero. Ancora me ne ricorda, ancora ho innanzi agli occhi quelle onorate sembianze, ancor mi suonano dentro il cuore le sue parole di gravità soave. Oh, chi mi ritorna ai delirii della mia giovinezza, chi mi ridona un sol giorno della primavera della mia vita? O fortunato inglese che riposi presso la tomba di quel poeta [3]; come è bello il dormire a canto a Virgilio! Oh potessi anch'io passare in quel luogo questa carne travagliata e queste ossa, vorrei pure morir presto e non indugiarmi d'un giorno. Chi è sepolto colà deve certamente avere anche sotterra qualche sentimento, qualche amore, qualche idea, qualche fantasia: perché quella terra non è terra bruta, ma è viva e palpitante, e quasi parla e canta.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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