Pagina (170/356)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io non sapendo che rispondergli per farglielo capire, me ne uscii pel rotto della cuffia:
      È una cosa simile al tuo santo diavolo".
      Povero Francesco! quanta pena mi fa a vederlo nell'ergastolo!
      Santo Stefano, 23 gennaio 1855.
      Oggi è stato un bellissimo tramonto: l'aere tiepido e sereno, il mare tranquillo. Io ho aperta la finestrella più vicina al mio posto, la quale, se non foss'io, raramente si aprirebbe da alcuni miei compagni che sempre parlano di non so quali catarri e raffreddori, e mi son messo a riguardare. Gli occhi miei si riposavano sulle acque del canale che è tra Santo Stefano e Ventotene leggermente increspate per la corrente, e vedevo sette battelli pescherecci quale immobile quale guizzante e lasciantesi indietro una lunga striscia su l'acqua. L'isoletta di Ventotene, col suo paesello che scende declinando sino alla marina, e con le biancheggianti mura del suo camposanto, mi si dipingeva tutta quanta innanzi agli occhi come una ninfa marina che solleva dal mare la bella faccia con le chiome verdeggianti di alga. Nelle campagne di questa isoletta sono molte casette sparse qua e là, da due delle quali le più lontane, saliva nell'aere una verghetta di fumo che si spandeva e vaniva. Le grotte incavate nel tufo, nelle quali abitano i pescatori, il porto, un ponticello sopra una vallata, alcuni scogli, e più sopra un cannone con la bocca rivolta a Santo Stefano tutto mi appariva distintamente. Più in là di Ventotene il mare, e in fondo all'orizzonte l'isola di Ponza, dietro la quale si nasconde Palmarola, a sinistra si vede Zannone, ed a destra lo scoglio detto la Botte che ad occhio nudo sembra una gran nave lontana.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Francesco Stefano Santo Stefano Ventotene Ventotene Santo Stefano Ventotene Ponza Palmarola Zannone Botte