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      Nei primi giorni del mese di febbraio un villano andando a tagliar legne in un vallone profondo presso a un roveto vide riescir dalla terra le ossa di un piede umano: corse tosto a riferirne al giudice istruttore di Castrovillari, il quale, sapendo la presa del giovane, come udì la novella, disse tosto: "Questi è il povero Placco assassinato". Andò nel remoto vallone, fe' cavare la terra, trovò le ossa di un cadavere, il cranio traforato come da una palla, le vesti non interamente disfatte, ed un portafoglio nel quale erano alcune carte dove il giovane scriveva di sua mano i conti della campagna, quanti buoi, quante pecore, quanti lavoratori aveva: erano una canzoncina scritta da suo fratello Ciro, una immagine della beata Vergine, un calamaio, un pettine, uno specchio. Il giudice trovando questi oggetti, disse: "Questo giovane era un santo". Le ossa, le vesti, il portafoglio furono portati in Castrovillari, riconosciuta ogni cosa dai parenti. Sepolte le poche reliquie, sono stati scoperti gli assassini, è cominciato il processo.
      La famiglia di Gennarino col lavoro del padre e col senno dello zio prete ha acquistata una certa comodità nel suo paesello: ed il giovane Luciano con le stesse arti del padre suo, col lavoro, con la buona fede, con la semplicità di costumi, s'era acquistata la generale benevolenza. Non armi, non intrighi, non nimicizie, non amorazzi: ma campagna casa e chiesa, questo era il mondo per lui. Due ribaldi del paese, fatta una combriccola con altri di paeselli vicini, pensano che da questa famiglia possono prendere molto danaro e nulla temere, come da gente quieta ed innocente.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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