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      Quante cose mi proponeva di dire, e non dissi! quanto desiderio mi è rimasto nell'anima! La sera quando dovevamo separarci elle venivano su lo spazzetto che è innanzi l'ergastolo, e quivi innanzi il finestrone della stanza sedevano sovra un poggiuolo di pietra, mi salutavano, scambiavamo alcune parole, e stavamo un pezzo senza che le sentinelle dicessero una parola. Questi soldati ci riguardavano con reverenza: e quando la Giulia giunse e corse ad abbracciarmi e baciarmi la mano, io vidi la sentinella che è innanzi la porta voltarci le spalle e asciugarsi gli occhi col dorso della mano. Quando elle partirono io non poteva riguardare quel poggetto: mi pareva di vederle lì, di udirne le voci. "Addio, Luigi, buonanotte." "Buonanotte, papà, beneditemi." "Buonanotte, Gigia; buonanotte, o Giulia, sii benedetta."
      Il primo giorno che elle giunsero andammo per cortesia a visitare il comandante, che ha moglie, e parecchi figliuoli tre le quali due donzelle: queste al vedere la Giulia, come tra fanciulle si suole, le fecero festa, e mostrandole un loro gravecembalo, le domandarono se sapesse suonarlo: ella sedé a quel povero gravecembalo, e cominciò a suonare. Le fanciulle, la madre, altri lì presenti la guardavano maravigliati. Io che non avevo udito mai la Giulia suonare, e che da tanto tempo non avevo udito una musica, mi sentii commosso in un modo indicibile, mi si serrò la gola, non potetti reggere più: ed essendo l'ora tardi, mi levai, strinsi la mano a mia moglie, diedi un ultimo sguardo alla Giulia, e senza poter profferire una parola mi ritirai!


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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