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      E in questo momento la monaca aprì la porta, io corsi al suo letto. Egli nel vedermi non disse altro che
      Mammà!" e svenne. Io lo abbracciai, ma ebbi un certo ribrezzo: non mi pareva più lui. Ai miei baci egli riaprì gli occhi, e diceva: "Mammà, Mammà, voi siete qui. Mamma mia, come avete potuto venire?" "Ho avuto lettera, sono venuta subito. Ringrazio Dio che t'ho trovato vivo. Io ti risanerò." Io gli asciugava le lagrime ed il sudore con un mio fazzoletto, ed egli diceva: "Oh questo è l'odore di casa mia, questa è la mano di mamma mia che non vedo da tanti anni". Si sollevò un poco. Due marinai erano assegnati per assisterlo, egli era in una stanza solo in un letto decente coverto di stoffa verde, come un ufficiale. Uno di questi piantoni fu mandato pel generale Mengaldo che tosto venne. Egli gli disse: "Generale, vi raccomando mia madre". Il generale mi condusse in una casa. Quivi presi alloggio: e ogni mattina andava a vedere il figlio mio, e ogni giorno. Ed egli ogni dì andava migliorando. La suora Giuseppina lo assisteva con molta cura: e due padri cappuccini che lo avevano assistito venivano ogni giorno a vederlo e parlavano con me, e mi dicevano: "Questo giovane è buono, chiamava sempre la madre e il padre nei momenti estremi". Parlai anche col medico in capo, che pareva piuttosto burbero, e mi diceva: "Voi farete morire vostro figlio, perché gli porterete cose da mangiare che gli fanno male". Raffaele si levò a furia, e disse: "Voi non sapete chi è mia madre: ella mi ha salvata la vita in altra malattia che ebbi". Io ringraziai il dottore della premura che aveva per mio figlio, e gli domandai il favore, come si sarebbe sollevato un po', di condurlo meco in una casa fuori dell'ospedale.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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