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      E da questi uomini dipendono chiarissimi professori e nobilissimi artisti, gli artisti che sono inferiori solamente a Dio! Anzi questi uomini sono pagati meglio de' professori e degli artisti; hanno sedicimila ducati l'anno di soldo: ed oh quanti valorosi ed onesti non han da mangiare! E quasi fosse poco il soldo che ciascuno ha, essendo ultimamente rimasto vuoto un posto con 80 ducati il mese, hanno abolito il posto, e diviso tra loro i danari. Io ho gridato ma inutilmente; onde inutilmente starei in uffizio, inutilmente proporrei quello che è utile ed onesto. Io so che è dovere di buon cittadino di servire la patria anche affrontando l'infamia, ma io sono inutile perché si vuole che io sia inutile. Onde io rinunzio non per puntiglio, per superbia, o per moda, ma perché la coscienza e l'onore me lo comandano, perché voglio la cosa e non il soldo, e non vendo l'onore e la coscienza né per 120 ducati il mese, né per tutto l'oro che cava dalle sue miniere l'imperatore delle Russie. Tornerò ai miei studi, tornerò a dettar lezioni di lettere italiane e latine ai cari alunni miei; educherò questa gioventù che ha bisogno massimamente di educazione, tornerò al mio pacifico e desiderato nulla, e pregherò Dio che dia senno a coloro che reggono la mia patria. Quando sarà frenata questa licenza scostumatissima; quando gli uffizi saranno non cresciuti ma diminuiti, e si daranno ad uomini non di colore ma di sapore, cioè onesti e meritevoli; quando i ministri si persuaderanno che dando un uffizio non danno roba loro, ma sangue e lagrime di una nazione sventurata che ora vorrebbe respirare dopo tante miserie; quando si vorrà far davvero ed istruire questo popolo ed educarlo, allora la patria se pur vuole, mi chiami, ed io son pronto a sacrificare la mia pace, i miei studi, la mia vita, la vita ancora de' miei figliuoli.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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