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      Come è accusato il Leipnecher, "che nella casa di lui rinvenivansi alcuni opuscoletti del Galanti che han per titolo La voce della verità e la bancograzia (sic), carte che del pari spirano principii liberalissimi." E questi opuscoletti liberalissimi furono stampati col permesso del ministro Delcarretto, lodati nel giornale uffiziale dell'Anzelmi, ed in altri giornali letterari [5]. Se il processo è riboccante di prove, come dice l'accusa, perché scegliere queste che non son prove, anzi per contrario provano brutte intenzioni?
      Fui eletto deputato il 24 novembre, e finalmente il Bozzelli fece accettare la mia rinunzia; ma perché quando fui eletto non ancora avevan voluto tormi l'uffizio, io dissi che la mia elezione era nulla, rinunziai spontaneamente, e la Camera approvò la mia rinunzia. E questa sia la risposta che io fo a chi mi accusa che io brigava per essere deputato.
      Disciolta la Camera, gli amici, i conoscenti, e quelli che non mi conoscevano, mi venivono attorno, m'investivan per le strade, e mi dicevano: "O Settembrini, vattene, muta cielo: tu sei odiato a morte e più di tutti: se ti afferrano, guai a te". Io ringraziava tutti del consiglio, e rispondeva che io non doveva temere perché non mi sentiva reo di nulla, perché il governo sapeva le mie azioni e le mie temperate opinioni. E poi chi mi deve odiare, se io non ho offeso nessuno? chi può temere di me che in tutto il giorno non fo altro che studiare ed insegnare? Ma per non dare occasione a queste voci, per godere un poco di tranquillità, e per ristorare la salute della povera moglie mia, che da quelle antiche sventure non ha avuto più un'ora di bene, andai il 6 maggio 1849 ad abitare in un casino sulla collina di Posilipo; dove sperava di aver pace, donde non discendeva se non per le solite mie lezioni.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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