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      Sopravvenne un distributore di libri a nome Angelo Barrafaele romano, che soleva portarmi libri a dispense, e fu arrestato col pretesto di essere "sfornito di carta di soggiorno, e per avergli trovate carte manoscritte addosso"; ma la causa vera fu perché seppero che era romano e parlava un orribile dialetto. Sopravvennero dei giovani studenti: gli ispettori videro loro libri e carte, e forse ebbero vergogna di arrestarli. Fummo condotti in prefettura: quei due gettati nei criminali e misti ai ladri, io in un luogo men reo. Anche legalissimamente dopo quattro giorni fui condotto innanzi al commessario Federico Bucci incaricato della istruzione del processo; il quale con modi assai garbati esaminò le mie carte, e non vi trovò nulla che avesse potuto farmi temere o arrossire. Poi m'interrogò e disse: "Voi siete negli arresti perché imputato di far parte della setta nominata Unità italiana, e di aver diffuso un proclama col quale si eccita il popolo ad armarsi contro l'autorità reale, cangiar la forma del governo, ed eccitar la guerra civile nel regno". Allora seppi finalmente l'accusa che era il pretesto della mia prigionia, e risposi non conoscere questa setta nemmeno di nome; per indole, per ragione, e per trista esperienza abborrire le sette, e sprezzarle: cercai, ma inutilmente, di sapere chi fosse il mio accusatore, di vederlo in viso per confonderlo; dissi di non aver mai dato proclami, chiesi leggere quello, e mi fu letto. Era una sozza e pazza scrittura. Io allora con un poco di santa superbia rammentai e feci scrivere tutte le azioni della mia vita, rammentai le antiche ed ingiuste cagioni che mi facevano odiare, rammentai gli scritti da me pubblicati nei quali si scorgono franche ed oneste opinioni; e col semplice tuono della verità dissi cose per le quali il commessario faceva atti di maraviglia, e mi pareva dicesse fra sé: "Questo è quel terribile uomo che mi hanno detto?


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Angelo Barrafaele Federico Bucci Unità