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      Questi uomini generosi certo non si son doluti di aver incontrata una sventura per aver esercitata una virtù; ma ben ci siamo doluti noi per la bruttezza del fatto, e per aversi compagni nel dolore.
      La seconda cosa è la seguente. Contro la decisione che conferma l'accusa e dichiara la corte speciale abbiamo fatto tre ricorsi alla suprema corte di giustizia. Il primo in nome di tutti dice: "Noi siamo accusati di cospirazione contro la sacra persona del re: di questo reato non ci avete nemmeno interrogati, ed il procurator generale nell'accusa non ne adduce la più piccola e la più lontana pruova: onde la corte, che ha ammessa l'accusa ritenendo i fatti e le pruove espresse dal procurator generale, ha fatta una decisione non motivata, ha male giudicato, e la sua decisione dev'essere cassata". È stata confermata. L'altra in nome del Poerio, il quale diceva: "Voi mi accusate di un delitto che l'accusa stessa sostiene che io ho commesso quando io era deputato: or l'articolo 48 dello statuto dice che i deputati che hanno commesso un delitto durante il tempo del loro mandato debbono essere giudicati dalla camera de' pari costituita in alta corte di giustizia; e però se ancora v'è la costituzione, se lo statuto non è lacerato, la corte criminale non può giudicarmi". La suprema corte l'ha rigettato. Il terzo in nome di Nisco diceva: "Tra le accuse datemi c'è quella che io voleva sedurre i militari. La legge dice che se a questo reato se ne aggiungono altri qualunque, debbono tutti essere giudicati dal consiglio di guerra: dal quale io dimando di essere giudicato". La corte suprema, che ha rimandati al consiglio di guerra molti accusati che dicevan belle ragioni per esser giudicati dalla corte criminale, si riserva delle stesse belle ragioni e le ritorce per rigettare il ricorso, e rimandar Nisco alla corte criminale.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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