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      Io voleva provare che in mia casa non aveva né poteva avere riunioni, e chiedeva si dimandassero i vicini, il padron di casa, gli abitanti nel medesimo palazzo se avesser mai veduto venire in mia casa o uscire altre persone che giovani studenti. Non poteva, perché dovendo dar pane alla mia famiglia tirava una pesantissima carretta di faccende. Faceva il conto sulle dita pel tempo che aveva e diceva: "Il tal giorno all'ora tale io faceva la tale lezione che durava tante ore; poi ne faceva un'altra, ed un'altra: il tale altro giorno faceva la tale altra lezione per tanto tempo. Dimandate i testimoni che vi nomino su le ore precise delle mie occupazioni. A queste ore faticose aggiungete il tempo necessario per mangiare, dormire e fare tutti i fatti miei; e vedrete che, se anche avessi voluto, non avrei potuto cospirare e tenere riunioni perché di tutta la settimana non mi restava un'ora da respirare".
      8. Nell'atto di accusa si dice che io con altri cospirava in carcere, e approvava disegni di assassinii. Onde io diceva: "Chiedete all'ispettore delegato del carcere i rapporti su la mia condotta; chiedete la nota che il custode faceva delle persone che visitavano i detenuti politici, e vi convincerete che io non vedeva altri che le persone di mia famiglia".
      Il procurator generale ha chiesto accogliersi gli articoli 7 e 8, riducendosi i[l] numero dei testimoni nell'articolo 7 e richiedendosi i[l] rapporto dell'ispettore locale di Santa Maria Apparente, per conoscersi se oltre la famiglia Settembrini, accedevano nelle prigioni altre persone di sua intrinsichezza.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





Santa Maria Apparente Settembrini