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      Onde io vi prego di ascoltarmi benignamente, e di non voler prendere in senso sinistro, se qualche parola potrà sfuggirmi dal labbro, che non meriti la vostra approvazione. Attribuitela piuttosto alla coscienza dell'uomo onesto, che si sente crudelmente trafitto: io voglio difendere me, non offendere, né accusar nessuno. Pensomi che vedeste con quanta serenità di animo e di volto ascoltai la requisitoria del procurator generale, e le sue parole che contro di me furono più acerbe che contro gli altri. Né io me ne dolgo, dappoiché se io son reo, le merito, se sono innocente non mi toccano. E son certo che lo stesso pubblico accusatore, dopo le cose dette nella difesa, se dovesse sedere giudice parlerebbe e voterebbe altrimenti.
      Siatemi dunque benigni, ed attendete più alle mie intenzioni che alle mie parole, le quali saranno brevi, perché se le brevi non bastano non basterebbero neppure le molte.
      Signori: io sono accusato come capo settario e come cospiratore. Sono accusato come capo settario dalla denunzia di Luigi Iervolino, da' detti di Gaetano Romeo, dalla lettera di Ferdinando Carafa, e dalla dichiarazione di Luciano Margherita.
      Sono accusato come cospiratore, perché Luigi Iervolino afferma, che io gli diedi quattro copie d'un proclama per diffonderle, e perché il Margherita dice aver saputo dal Sessa, che io era l'autore di quel proclama.
      Questa è tutta l'accusa ed i fonti dell'accusa.
      Ma innanzi che io confuti questa accusa consentitemi che faccia tre riflessioni preliminari.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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