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      A molti avete molto consentito, a me negato tutto. Non aveva ragione di dire io, che il mio delitto è che io mi chiamo Luigi Settembrini?
      Questo fatto, o signori, è gravissimo, è immenso, è unico, esso solo vi dice che non potete non assolvermi. Non mi avete rimasto altro mezzo di difesa, che il solo e nudo ragionare, ed io in quest'aula, da questo luogo, in questa condizione che io sono, ed in questi tempi non posso dire quello che dovrei e potrei dire. Onde non mi resta altro, che la fiducia della vostra giustizia. Con l'arme adunque della ragione io combatterò l'accusa; e poiché la ragione è figlia di Dio, in nome di Dio e con piena confidenza in lui io mi difenderò.
      IISono io capo settario?
      Immensa è questa accusa, perché il procurator generale, sostenendo che la setta sia il centro di tutta la macchina rivoluzionaria, e facendo dipendere da essa la cospirazione, la seduzione delle milizie, e lo scoppio innanzi la reggia, fa comparire i capi della setta come giganti, con in mano la leva desiderata da Archimede, e dà loro tutta la colpa de' mali che hanno afflitto il nostro paese. Se fosse vero il principio del procurator generale sostenuto nella sua requisitoria, fatta su cinque processi, quasi ingegnosa epopea in cinque canti, io non so perché si sarebbero mandati a' consigli di guerra molti processi riguardanti seduzioni di soldati, e specialmente quello a carico di Olindo de Pamphilis, ed altri imputati di aver sedotto soldati ed aggregatili a questa medesima setta della unità italiana: non so perché si sarebbero giudicate dalle corti criminali di Salerno, di Santa Maria e di Avellino altre cause di questa setta medesima.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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