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      No, l'istruttore non gli poteva suggerire quelle balordaggini: gli disse alcuna cosa per iscoprire il vero, ed egli ripeté queste cose come a suo modo, come se le avesse sapute, mentre le aveva udite allora. Tutto quello che ha scritto e detto il Carafa è tutto vero, ma è vero a questo modo, bisogna guardarlo da questo lato, bisogna considerarlo come una ripetizione di cose malamente apprese.
      Esaminiamo questa lettera, e vediamo come essa dimostra quello che abbiamo detto, e come tutto guasti e trasfiguri.
      Nicola Nisco una sera scontrandomi per istrada mi fermò dicendomi, se io voleva far parte di una setta, della quale era capo il Mamiani: io risposi di non volerne far parte.
      Se drammatizzate queste parole le troverete non solo ridicole ma assurde, imperocché parlar di setta scontrandosi per istrada, rispondere con un secco no, ed andar via, sono cose assurde. E poi, o signori, voi sapete che il Mamiani è un uomo venerando e dottissimo, che non è stato mai capo di setta, che sempre ha abborrito dalle sette, che fuggì da Roma quando vi si stabilì la costituente e poi la repubblica. Ora io penso e credo di appormi al vero, che il Nisco gli parlò non del Mamiani ma del Gioberti, non di una setta ma del congresso per la costituzione, che il Gioberti tenne a Torino, invitandovi tutti gli amici della costituzione: forse il Nisco invitava il Carafa di andare a Torino, forse gli disse che v'andava anche il Mamiani. Questo discorso si fa in istrada, a questo invito si risponde con un no senz'altro.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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