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      La pretesa venuta di questo prete in mia casa sarebbe renduta colpevole dalle parole, "ove ebbe non so se uno o più libretti." Ma da chi li ebbe? Se vide che li ebbe, dovette veder anche chi glieli dava. Ma di quali libretti intende parlare? Egli vuole affermare che il Maffei ebbe libretti, ma non sa dire se n'ebbe uno o due, e ne adduce la ragione: "poiché entrò in un'altra stanza e solo col Mignogna". Ma se andò in altra stanza, come egli vide quest'uno o due libretti? Egli stesso vede la stoltezza che ha detto, e per correggersi ne dice una maggiore, "io credo ebbe istruzioni segrete." E queste parole, un non so ed un credo possono costituire un elemento di accusa? La corte liberò subito il Mignogna, e lo udì come testimone a discarico dato dal Persico, per sapere se il Persico ed il Maffei furono mai in mia casa. Se dunque per questa parte non credette allora al detto del Carafa, io son certo che non vorrà crederlo per quello che mi riguarda.
      Nel brano che siegue si scorge lucidamente quello che io dissi, cioè che il Carafa non confessò quello che sapeva, ma ripeté stranamente quello che aveva inteso. "Arrestati Agresti e Settembrini, non so chi in seguito sia stato il capo, poiché io nulla sapeva del progresso ed andamento di questa setta. So che non ha guari è partito per Campobasso Ferdinando Mascilli; mi disse andare per suoi affari particolari, ma io lo aveva spesso veduto con Michele Pironti e Michele Persico, de' quali non so se appartenevano alla setta."
      Vedete quante cose e nomi sono accumulati in pochi versi.


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356

   





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