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      Fidanzata a nove anni, per ragioni di Stato, a sedici andò sposa a Francesco Gonzaga, marchese di Mantova: e nessuno forse avrebbe pensato che quell'uomo dall'aspetto grossolano, dalla oscura faccia di moro, sarebbe stato il più fortunato ed il più incolume di guai coniugali di tutti i mariti del suo tempo!
      E in un'altra città grave e silente, assisa su grigie acque, un poco triste eppure gloriosa di antiche memorie, sorta su la terra che elesse a suo asilo un'antica fata: la città di Virgilio e di Sordello, cantata dal padre Dante e da Lodovico Ariosto, nella torva reggia dei Gonzaga, andò la giovinetta sposa, dagli occhi glauchi come pura acqua di lago, colei che ci sorride ancora dai cartoni del divino Leonardo (ora al Louvre e agli Uffizii) e dalla tela del grande mago del colore, Tiziano (ora a Vienna); colei che se non fu la più classicamente bella, fu certo la più incantevole fra tutte le principesse del Rinascimento. Piena di poesia è l'evocazione di quel giorno di primavera in cui partì la gentilissima per la novella sua patria, sopra un bucintoro indorato, in mezzo ad altri quattro bucintori e cinquantuno navigli, accompagnata da un regale corteo di principi, di ambasciatori, di servi, navigando le acque del Po.
      Ma che importa ad Isabella se grigio e brumoso è il paesaggio lombardo, e se la reggia è oscura?
      Ella porta nel chiuso cuore un lembo di cielo: tutta la sua anima canta, e rinfresca, ringiovanisce, illumina tutte le cose che comunicano con lei.
      Non turberò io qui con indiscrete analisi psicologiche la bionda lontana che visse un suo dolce sogno d'arte e di bellezza: e se mi punge il curioso desiderio di sapere se ella conobbe mai quella specie di bisogno metafisico che per le nobili anime è l'amore, io rintuzzerò inesorabilmente la punta della mia arma indagatrice.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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