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      Il pittore David era uno dei maggiori apostoli di quella «Religione» e ad ogni cosa bella si decretavano, per ideale plebiscito, onori quasi divini.
      La prima volta in cui Giulia Récamier apparve in pubblico, a Parigi, fu in un giorno bello e solenne.
      Il Direttorio dava una festa in onore del giovane vincitore d'Italia: e aveva scelto, non essendovi altro luogo abbastanza vasto, il cortile del palazzo del «Lussemburgo», trasformato magnificamente. Nel fondo, sopra una specie di altare, la statua della Libertŕ: a suoi piedi, nei paludamenti romani, i cinque Direttori; poco discosto i ministri, gli ambasciatori, i generali, tutti i grandi personaggi di quell'eccezionale momento storico: e di faccia, disposti in anfiteatro, gl'invitati, a migliaia. Entra l'«eroe» seguito dal suo giovane «stato maggiore»: ancora magro, col fine profilo di medaglia romana tra i lunghi capelli, egli gira su la densa assemblea, accolta per onorarlo, il suo grigio sguardo di dominatore. Talleyrand, allora ministro degli esteri (che portava nel governo rivoluzionario insieme alla sua mobile coscienza il sapore di squisita signorilitŕ di altri tempi) dŕ il primo saluto a Bonaparte, e questi risponde brevi, nervose parole, che suscitano un uragano di applausi. Poi comincia a parlare Barras.... Allora, dal suo posto di invitata, tra quella folla febrile, Giulia Récamier č vinta dal desiderio di vedere meglio il giovane eroe nella cui mano breve sta il destino il Francia: e si leva in piedi, curiosa, sul suo scanno.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





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