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      Il «salotto» non deve essere soltanto una riunione di persone che si radunino per soddisfare reciproche vanità, compiendo offici semplicemente decorativi, rispondendo ad inviti fatti nel nome di qualche forma, più o meno volgare, di «snobismo»: ma deve essere una specie di ente morale, deve avere la sua ragione di essere nell'affiatamento e nella omogeneità tra le persone che vi convengono: deve avere una sua propria atmosfera vitale, fatta di un'alta comunione di idee, e di una nobile gara di virtù; deve aspirare ad essere, non solo pei singoli individui, ma collettivamente, qualche cosa. Il presiedere a così fatto ambiente, con simili intendimenti, esige una sottile, delicata abilità; e di questa abilità fu maestra inarrivabile Giulia Récamier. Le pareti della sua casa, la sua dolce presenza erano diventate necessarie ai suoi amici: presso di lei ognuno di questi eletti trovava come un ideal focolare domestico: era quella la casa di tutti loro, nel significato più nobile della parola, o meglio era un tempio dedicato all'amicizia, in cui la vestale, custode del sacro fuoco, era la donna dalle divine labbra che non furono mai baciate da un bacio d'amore!
     
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      Ho detto che Giulia Récamier ebbe l'amicizia ardente e che non rimase sempre, come altri crede, insensibile a quel sentimento che «a cor gentil ratto s'apprende» (come spiegherebbero certi scettici l'onestà, se non con l'insensibilità?). Ma debbo ammettere ch'ella non conobbe della vita le grandi tempeste. La sua anima non fu, al pari di tante altre, come agitata dalle convulsioni dell'Oceano, ma somigliò piuttosto un placido corso d'acqua or sì or no commosso da venti contrari, ma non mai troppo impetuosi.


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Femminismo Storico
di Sfinge
Editore La Poligrafica Milano
1901 pagine 117

   





Giulia Récamier Giulia Récamier Oceano